19/3/20 - il morbo infuria

Il morbo infuria - Marzo, 2020


Uno degli effetti del periodo così anomalo che stiamo vivendo è il rimuginare su quanto succede e che cambiando la vita; in queste righe cerco di mettere in fila i pensieri per cercarne un filo, spero, logico.
Innanzitutto come da tradizione ci va un'invocazione agli dei che concedano lumi alla penna; l'argomento è molto battuto, se ne parla e scrive ovunque ed è facile lasciarsi trascinare dalle correnti adottando qualche plausibile ragionamento letto o sentito come proprio, senza riuscire ad immaginare come costruirsi una maturata, originale - per quanto mutevole - opinione personale.
Segnalo che in altra parte di questo sito ho affrontato gli aspetti simbolici del covid-19.

Le trappole.

Com'è ovvio in rete si trova di tutto e gli 'arresti domiciliari' favoriscono ricerca e lettura; fin da subito vorrei citare tre trappole nelle quali voglio evitare di cadere.

La prima è quella del complotto tardo-mozzarel-giudaico-orcogiud-framassonico, cioè quella di chi sostiene ci sia ben altro oltre quello che ci dicono, di chi infarcisce i testi di 'guarda caso…' e che la sa sempre molto lunga rispetto al vil popolo ignorante. Non voglio negare potenziale parte di verità ad alcuna di queste tesi, ma le tolgo dal campo perchè inutilizzabili, indimostrabili, legate alla fede in chi le espone, provenienti da personaggi spesso manichei e negativi, appartenenti ad un modo di procedere che è ormai diventato una consolidata e tradizionale corrente filosofica con i suoi personaggi e miti; nonostante questo non sono avulso dal lasciarmi colpire e suggestionare.

La seconda è quella della scientificità. Capisco bene di aver perso, a questo punto, uno dei quattro lettori che avevano iniziato a leggere e devo giustificare questa scelta apparentemente irrazionale. Non credo nella scienza in modo assoluto o, meglio, non credo che la scienza possa spiegare tutto; penso che ci siano modi ed esperienze del vivere che vadano al di là dei suoi limiti e che mai, per questioni di metodo, potranno essere da essa raggiunti. La scienza non è, per me, la parola conclusiva. (Un bel video sulla posizione ufficiale della scienza (CICAP): https://www.youtube.com/watch?v=D8cgbhzV1Ik)

La terza trappola è quella di mettere tutto nelle mani di un dio, o di un Dio, al cui volere chiniamo la testa; il manzoniano  'nui chiuniam la fronte al massimo fattor' non lo dirò, rischiando l'ira divina, le folgori di Zeus e la perdita del mio secondo lettore. E' troppo facile, per un uomo di questo secolo, lasciare andare la ragione alla deriva della giustizia divina; lo può fare solo chi ha la fede che, si sa, è dono della Grazia che o ce l'hai o non ce l'hai, e non te la puoi dare; appartenendo alla seconda categoria, posso affidarmi solo al mio umano meditare.

Troppo facile levarsi la responsabilità e abbracciar complotti.
Troppo facile levarsi la responsabilità e delegare scienziati.
Troppo facile levarsi la responsabilità e incolpare il cielo.
Una volta liberati da queste trappole ci si trova soli davanti ad un orizzonte sterminato e senza punti di appoggio.
Di qui proseguo il  viaggio nel morbo, io ed il mio DNA soli.

Questa premessa la scrivo dopo aver letto e sentito molti interventi da una parte e dall'altra, molti dei quali mi hanno colpito profondamente.

Abbiamo già vissuto tutto questo.

Faccio quindi affidamento su di me, sul cartesiano cogito, e sul DNA si diceva, inteso come ciò che la storia ha depositato nei cromosomi umani, ciò che siamo diventati grazie alle botte del tempo.
Non è la prima volta che succede una pademia (un 'pandemonio', che bella la lingua italiana), molte volte il genere umano è stato funestato da eventi globali e drammatici, in primis le pestilenze, da non confondersi come la 'peste' tecnicamente definita; con quel nome si sono definiti eventi pandemici dovuti a più fattori con il risultato di procurare la morte a molte migliaia, o a milioni, di persone.
La mia non vuole essere solo una riflessione pandemica medico/patologica ma abbracciare un più ampio ambito storico/sociale, considerando per esempio anche l'avvento delle perversioni politico/ideologiche del secolo scorso che hanno raggiunto gli stessi effetti.

A peste, fame et bello libera nos, Domine.

Procediamo con ordine: affrontiamo prima le calamità della salute, le pestilenze ed epidemie che la storia ci ricorda.
Col senno di poi tutti sappiamo a cosa fossero dovute: principalmente a mancanza di igiene. Ad esempio la peste nera portata dalle pulci dei ratti con cui gli uomini convivevano, o il colera portato da trasmissione oro-fecale da acque infette.
Incolpare le condizioni igieniche è un modo odierno di vedere la questione, ma possiamo pensare che non fosse affatto così ai tempi di quelle epidemie perché le condizioni igieniche erano uguali per tutti e considerate normali, esattamente come ora consideriamo le nostre.  Non c'era per il popolo ragione 'tecnica' plausibile perché le epidemie si diffondessero, si sarebbe capito solo molto più tardi quale ne fosse la causa; venivano vissute come una disgrazia totalmente irrazionale, ingiustificata, inspiegabile che si abbatteva sulle persone incolpevoli a causa del fato crudele, esattamente come ai giorni nostri consideriamo il morbo che ci perseguita.
La peste nera del milletrecento uccise da un terzo alla metà della popolazione mondiale; portando livelli incredibili di atrocità; persone sane al mattino morivano la sera, i malati venivano murati vivi nei lazzaretti, i cadaveri gettati sui nemici con le catapulte per infettarli, i figli e i genitori si separavano a forza per lasciarsi morire.

Di fronte ad un nemico così terribile ed invisibile ci furono reazioni, che forse non sono così distanti da quelle odierne.
Rivolgersi al sovrannaturale fu… naturale: alla Vergine Maria, alla quale furono dedicate molte nuove chiese e cappelle (sul perchè una femmina possa essere la soluzione adatta ad un problema insormontabile, consiglio approfondimenti sui dogmi mariani),  a santi che erano 'specializzati' sull'argomento; in particolare san Biagio che dopo aver aiutato negli ospedali si prese la peste, si allontanò dagli umani e fu aiutato da un cane che gli portava da mangiare e san Sebastiano, le cui frecce indicano il dolore dei pestilenziali bubboni; ancora ai giorni nostri girando per le nostre campagne vediamo cappelle dedicate a San Biagio e san Sebastiano. Non 'santificheremmo' anche noi medici ed infermieri che si stanno adoperando oggi, ed i malati che soffrono e a volte muoiono soli negli ospedali?

Tra chi ebbe le risposte più intransigenti sono da registrare i cosiddetti ordini flagellanti, persone che andavano nelle vie e nelle pubbliche piazze con il flagello, un bastone con una corda con annodati chiodi di ferro, e si flagellavano, appunto, per procurarsi dolore e ferite, schizzando di sangue le vie e le chiese per espiare la punizione divina causa della peste. Questi ordini sono stati dichiarati eretici dalla Chiesa; chi ha visto il Codice da Vinci ricorda un flagellante che appare fin dall'inizio del film.


Andrebbe sottolineata la particolare visione salvifica del dolore che tanta parte avrà nella cultura cristiano-cattolica ed indagato il rapporto con le deviazioni sadomasochistiche così esplicative di quanto ciò che ha generato l'ordine dei flaggelanti ancora percorra i sotterranei dell'animo umano. Ancora, sarebbe interessante approfondire quanto l'essere oggi sottoposti ad un giogo ferreo di leggi di privazione della libertà sia per qualcuno appagante sia come deviazione che come azione moralizzante scatenata sui social network. Questo paragrafo fatto di condizionali rimanga una parentesi, ma non si può non considerare la volontà diffusa di condannare aspramente i comportamenti al di fuori delle norme, quasi la voglia di trovare un capro espiatorio su cui vomitare la propria rabbia.

Infatti se si rivolgevano a Dio esattamente come oggi allo stesso modo c'è da chiedersi se ci fossero allora anche coloro che volevano invece risolvere le cose più direttamente, trovando le vere cause delle epidemie: coloro che avevano capito tutto e, ancora una volta, trovarono la causa della peste; gli ebrei.
Più in generale ogni epidemia ha visto lo scatenarsi della ricerca del capro espiatorio, ma penso si possa dire che il 'popolo eletto' sia stato quello più bersagliato. ( «Solamente il genocidio compiuto da Hitler nel XX secolo ha superato l'incubo sofferto dalle comunità ebraiche negli anni 1348-1349» (Bergdolt, La peste nera e la fine del Medioevo)
Sarebbe interessante approfondire perchè proprio gli ebrei siano stati così spesso oggetto di persecuzione, ma per queste poche righe sarà sufficiente ricordare che essi non morivano di peste, o molto meno degli altri, e ciò portò la teoria del complotto davanti alla 'pistola fumante', la prova che effettivamente il morbo era diffuso e non sofferto da loro, per perseguire i loro interessi (del resto commerciavano in denaro, sterco del demonio), perchè volevano istituire un 'nuovo ordine mondiale' (fa tenerezza, a volte, leggere gli stessi termini che oggi vengono a volte espressi da chi ha 'capito tutto').

“Se i corpi erano sprovvisti di anticorpi immunocompetenti, lo stesso poté dirsi per la mente e per il senso comune, privi di anticorpi logici: di là dalla ricerca di cause razionali e naturali (quali, ad esempio, l'influsso degli astri o del clima), l'accanirsi contro ogni minoranza, in particolare quella ebraica, rispondeva al bisogno delle masse, consapevoli dell'impotenza di tutti di fronte al flagello e costantemente alla ricerca di responsabili diretti. “ (Valerio Marchi “La peste? Ringraziate l'ebreo!” in quaderni guarneriani, 2015/6)

Il fatto che si lavassero le mani quattro volte al giorno, prima di ogni preghiera, ovviamente non veniva messo in relazione con il minore contagio.

Oltre a rivolgersi al cielo ed al complotto, anche il ricorso alla scienza era frequentato e c'era chi seguiva pedissequamente le regole che venivano dettate dagli scienziati, esattamente come oggi; il modo migliore per evitare la peste, una specie di vaccino per la malattia, era la triaca: miscuglio di sostanze inerti, oppiati, carne di serpente, estratti di vipera, polvere di rospo. Lo sforzo fisico e i rapporti sessuali dovevano essere evitati per non forzare l'inspirazione di miasmi pericolosi.
Certo, oggi ridiamo di questi rimedi: ma chi ci dice che tra qualche secolo non si riderà delle disposizioni delle nostre autorità odierne? Peerchè abbiamo sempre e costantemente la presunzioni di avere finalmente capito quando abbiamo la certezza che un futuro smentirà le affermazioni odierne?
Questa stessa fede nella scienza ha portato solo pochi anni or sono ad irrorare volentieri i bambini di DDT e di costruire le case in Eternit.

Come abbiamo visto i tre atteggiamenti cielo, complotto e scienza c'erano anche nelle pandemie passate e abbiamo qualche dubbio, forse, sulla loro efficacia.
Perchè oggi dovrebbero funzionare?

Sulle passate epidemie aggiungo un elemento che potrebbe avere un forte valore simbolico anche se non riesco a dargli una interpretazione che non sia solo una balbettante fantasia (in seguito esposta in aspetti simbolici del covid-19, ndr). Le fonti ufficiali riferiscono che l'attuale morbo sia una zoonosi, cioè il passaggio di un virus da animale ad ospite umano, avvenuto dai pipistrelli all'uomo; pipistrelli i cui virus vengono studiati e analizzati nelle caverne dello Yunnan, in Cina, anche dai ricercatori del centro di studi di Wuhan dal 2015. Come ben sappiamo, di lì il contagio si è diffuso in Italia e quindi nell'Europa intera.
Leggendo dati sulla peste bubbonica del 1850 si trova che  “L'epidemia  scoppiò  inizialmente  nella  provincia  dello  Yunnan  nel  1850  e  venne  diffusa  durante  la  cosiddetta  ribellione  dei  Panthay.” Questo da un documento del 2015: quindi la peste del 1800  ha avuto origine nello stesso luogo.
Cercando l'origine della peste nera del 1348/50 si scopre che è nata in Cina, di lì passata in Crimea dove la repubblica di Genova aveva un avanposto e così la portò in Italia da cui si diffuse in Europa.
Lo stesso percorso: Cina > Italia > Europa.

Altro dato interessante è che viene registrato che le grandi pandemie avvengono spesso in condizioni di stress ambientale mondiale, come risulta da analisi dendrocronologiche (Fabio Cavalli, I ratti invisibili - Considerazioni sulla storia della peste in Europa nel medioevo e nella prima età moderna, in 'Quaderni Guarneriani', 6/2015); allo stesso modo anche oggi è sicuramente registrabile un inverno fortemente anomalo. Quando la terra ha la febbre, genera virus?

L'epidemia del male.

Affrontiamo un'altra 'epidemia': il nazismo, epidemia del male che tanti milioni di morti ha provocato in Europa. In prima analisi sembra essere dissimile dalle epidemie della salute, in realtà il senso di fato avverso, di impotenza e di uccisione degli innocenti potrebbe suggerire similitudini; per non parlare dei capri espiatori.
Nella sua attività psicoanalitica Carl Gustav Jung ebbe in cura molti pazienti tedeschi prima della seconda guerra mondiale; è interessante leggere nelle lettere verso i colleghi quanto notasse nei pazienti la (ri-)nascita dello 'spirito di Wotan'. Da conoscitore della cultura e della mitologia individuò negli strati inconsci dei suoi pazienti tedeschi l'emergere di un desiderioe di vendetta inconscio di un popolo umiliato dopo la prima guerra mondiale che prima o poi, secondo lui, sarebbe esploso incarnando lo spirito vendicativo dell'antico dio germanico Wotan con una potenza inimmaginabile, del quale era fortemente preoccupato.
Così fu, purtroppo.

Questa rabbia in ebollizione nell'inconscio delle persone trovò in Hitler incarnazione ed in questo modo  è più facile spiegarsi perchè il popolo tedesco ebbe questa specie di obnubilamento che lo portò a credere ciecamente al proprio capo senza vedere il male, senza i mezzi per distinguerlo tanto da farlo definire 'banale' dalla Arendt.
Anche in questo caso era necessario un capro espiatorio; ed anche in questo caso fu sul popolo ebreo che cadde la scure; anche in questo caso il terreno era ben preparato e l'inconscio collettivo già pronto ad assorbire (o a generare?) l'inevitabile persecuzione.
Su 'Civiltà cattolica' (1880, con l'approvazione di Leone XIII) gli ebrei vengono definiti «ostinati,  sporchi,  ladri,  mentitori,  ignorantoni,  parassiti»,  attori  di  «un'invasione  barbarica  da  parte  di  una  razza  nemica»  e  «ideatori  di  una  cospirazione  mirante  alla  distruzione  della  Chiesa»:  da  essi,  dunque,  ci  si  doveva  difendere  con  «leggi  eccezionali  per  una  razza  sì  eccezionalmente  e  sì  profondamente  perversa»  (si  proponeva  perciò,  in  pratica,  una  nuova  ghettizzazione  di  tipo  non  più  fisico,  ma  giuridico:  proprio  ciò  che  il  regime  fascista  avrebbe  fatto  nel  1938...).

C'è il male inspiegabile  e c'è il complotto anche in questa 'epidemia'; ma questa volta aggiungiamo un tassello, c'è un inconscio collettivo che è segnalato in mutamento, c'è il crescere di un malessere profondo negli uomini, che provoca un fatto storico; l'epidemia non 'cade dal cielo', ma matura dagli uomini, ne è generata.
Questo fa fare un salto di qualità al concetto di pademia, lo fa risiedere nel cuore delle persone ed il virus o il vibrione non ne sono che il mezzo con cui si esprime; bene lo aveva intuito Camus, ne 'la peste':

“Lui sapeva quello che ignorava la folla e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valige, nei fazzoletti, e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, sventura e insegnamento degli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi sorci per mandarli a morire in una città felice.”
(Il primo segno che una città fosse infestata erano i topi morti; le pulci, portatrici della peste, avendo ucciso l'ospite saltavano sugli uomini e li infettavano, ndr)

 La rete.

Internet rappresenta un punto di discontinuità nella storia dell'uomo, la pandemia ai tempi della rete ha caratteristiche particolari. Tralasciando le ovvietà sulla velocità di trasmissione delle informazioni e sulla pervasività dei social network vorrei analizzare un aspetto meno dibattuto.
La rete è un veicolo di pulsioni irrazionali; sia quelle che si manifestano con l'esplodere di sentimenti inadeguati all'educato vivere civile nella comunicazione interpersonale sia quelle che portano ad approfondire argomenti dei quali mai si parlerebbe in pubblico ma che solleticano le passioni più nascoste.
Nella rete c'è tutto ed il suo contrario, in sè è tecnologia e non ha connotati etici, ma è serbatoio di sensazioni e sentimenti che per qualcuno sono inconsci, per altri consci; si comporta cioè come ipostasi dell'inconscio collettivo.
Dalla psicologia del profondo ormai da più di un secolo sappiamo che l'incontro tra il conscio, cioè la parte cosciente di una persona,  e l'inconscio collettivo è pericoloso e deflagrante: mistici e pazzi ne soffrono.
Con la rete abbiamo forse possibilità di pervenire a questo contatto; che ci porti a visioni estatiche, a deliri mistici o ci trascini nei vortici della perversa pazzia più profonda è una possibilità che sta alle nostre decisioni, purchè siamo in grado di discernere.
Quando non lo siamo andiamo ad alimentare Wotan.
Per questo sarebbe indispensabile una educazione alla rete che va ben al di là degli aspetti informatici o tecnologici; il dio guerriero aspetta dietro l'angolo.

Il morbo.

Finora non abbiamo usato il termine coronavirus; il Corona Virus Desease del 2019 COVID-19 che ha generato il corrente sproloquio; abbiamo qualche mezzo in più per introdurlo nel discorso.
Scrivo nel marzo 2020, in piena crescita verso il picco epidemico in Italia.
Qualcuno aspetta che venga vinto il COVID-19. E' un interessante punto di vista: siamo in guerra contro il morbo, è lui il nemico, lo vinceremo.
Ma è ovvio che non lo vinceremo mai; con le misure preventive stiamo rallentando il contagio perchè i sistemi sanitari reggano l'urto, ma tutti prima o poi avremo quel virus, così come tutti abbiamo fatto l'influenza.
Non c'è vaccino che tenga di fronte ad un virus che può mutare.
O di fronte al nuovo COVID-20 del prossimo anno, che magari sarà diverso, più letale o più divertente, chissà.
E' una guerra persa.
E' una guerra romantica: siamo i guerrieri del bene contro il virus che è il male.
Ed è una guerra per procura: non vogliamo essere noi, uomini, ad andare in battaglia, a vincere il virus; vogliamo che siano gli altri, la chimica farmacologica, a vincere per conto nostro questa battaglia, whatever it takes, direbbero i Draghi.
Dobbiamo eliminarlo. Ma siamo sicuri che sia utile?

Tornate indietro nelle caverne dello Yunnan; pensate di avere davanti il pipistrello che infetterà il paziente zero. Pensate veramente che eliminandolo avreste eliminato il coronavirus? Secondo una visione scientifica, si.
Tornate indietro nel tempo a quando Hitler era un bambino; pensate veramente che evitandogli una infanzia difficile o togliendolo di mezzo avreste evitato il nazismo? Scientificamente sì.

Ma in entrambi i casi, ciò che io penso è NO. Wotan era nell'aria, e si sarebbe incarnato nel popolo tedesco in un'altra persona o partito.
Allo stesso modo la pandemia corrente è nata, germinata, allevata dallo spirito del nostro tempo, internet compresa, ed ha usato un pipistrello dello Yunnan per incarnarsi, ma avrebbe potuto utilizzare un altro veicolo.
Perchè secondo una visione scientifica i rapporti sono causali, c'è una catena causa-effetto imprescindibile rompendo la quale l'effetto non si ha; ma ho abbandonato questa visione in premessa, e ne ho spiegato qui le ragioni. Per me rotta una catena se ne costruisce un'altra per perseguire lo stesso scopo in quell'essere vivente che è l'umanità.
Trovato un vaccino nasce un'altra malattia.

Esiste un racconto che spiega come al faraone nell'antico Egitto venissero dati cibi sempre più raffinati perchè essendo un Dio doveva essere il più puro possibile. Avevano raggiunto un preparato perfetto, un cibo divino (si presentava come una specie di pappa verde) che il faraone assumeva senza aver bisogno di defecare, perchè tutti i nutrienti venivano assorbiti dal corpo e diventava un essere di pura luce.
Nutrito in questo modo il faraone diventava così uno schiavo del cibo; non essendo più abituato ad assumere cibi diversi dal suo alimento 'divino', qualsiasi altro cibo diventava per lui un veleno.

Siamo diventati tutti dei faraoni; abbiamo rimosso ogni 'male', ogni malattia dal nostro corpo con farmaci, vaccini e stili di vita; viviamo di un equilibrio sempre più delicato ed instabile; per questo ogni prossimo virus sarà per noi sempre più pericoloso, per questo vaccinarci contro il COVID-19 ci porterà ad essere ancora più deboli.

E' un processo storico che ci ha portati a questo, abbiamo rimosso il male e per questo quando c'è un virus vogliamo eliminarlo dalla nostra vista mentre la nostra natura è quella di assorbire il male e i virus perchè solo assimilandoli, digerendoli, introiettandoli possiamo veramente vincerli facendoli diventare parte di noi.
La rimozione del male dalla nostra cultura possiamo farlo risalire a san Tommaso d'Aquino con la teoria della 'privatio boni': il male cioè non esiste è solo una mancanza di bene.
Allo stesso modo anche Satana ha avuto un pessimo trattamento, come 'angelo caduto', negandogli qualsiasi dignità, mentre sia nell'Antico Testamento che nella mitologia il male ha avuto un ruolo ben preciso (chiedete a Giobbe!), è stato inserito nella cultura perchè esiste nella nostra vita ed allenarsi a combatterlo fa parte del nostro vivere, eliminarlo, con un vaccino o una dottrina religiosa, non ci aiuta affatto ma ci fa vivere zoppi e con un perenne senso di colpa (il peccato), mettendo sotto il tappeto tutte quelle pulsioni che fanno parte della nostra natura ma che è bene non mostrare in pubblico.

La ricetta è fare la malattia, perchè malattie nuove non insorgano; perchè il male è in noi come il bene, perchè abbiamo bisogno di essere malati per guarire, perchè abbiamo bisogno di vincere il male in noi per essere equilibrati.
Non certo cercare le malattie, nè cercare il male, nè essere passivi di fronte ad esse, ma viverle come elemento di crescita, vivere il male come occasione per vincerlo  e diventare migliori.
L'alchimia è densa di allegorie in questo senso; l'equilibrio tra l'uccello senza ali che tira verso il basso e quello con le ali che tira verso l'alto ne è un esempio.

Culture più antiche della nostra ci insegnano ad ammettere ciò che è diverso, ad integrare assimilare.
Molto più delle parole lo spiegano i simboli.




La cultura del Tao è fatta di opposti che si integrano, di curve che ammorbidiscono, accolgono.
La cultura della croce è fatta da linee che dividono.
La considerazione va molto al di là di ciò che i simboli rappresentano come religione o nazioni ed indica due diversi stili di vita: uno più corrispondente al modo di vivere orientale e l'altro a quello occidentale.

Anche nella millenaria cultura astrologica questo concetto è chiaro: lo zodiaco è costituito da forze che si compenetrano ed in queste il male ha un suo rappresentante principale che è Saturno e che ha una sua specifica funzione senza la quale saltano tutti gli equilibri.

In conclusione.

La pandemia che stiamo vivendo penso sia un processo che fa parte di un ampio percorso dell'umanità; indagarlo ci aiuta a capirne le cause e a viverlo con senso.
Penso che il nostro modo di vivere sia una delle principali cause della pandemia; la civiltà basata su valori di strenua difesa delle libertà personali contro gli interessi collettivi può essere per me uno dei motivi scatenanti il morbo; non sarà un vaccino a guarirci.
La scienza, in questo momento, per quanto ne possa sapere è l'unica in grado di porre rimedi nel breve periodo, così come la terapia farmacologica è in grado di intervenire direttamente e velocemente sui sintomi delle malattie; ma questi non sono che palliativi, gli unici che abbiamo a disposizione.

Il vero cambiamento è un altro.
Penso sia necessario uno sguardo più ampio per guarire veramente, per fare in modo che il coronavirus sia uno dei tanti virus che ci può mettere a letto per qualche giorno quando è ora che il nostro corpo faccia una pausa, per poi riprendersi rigenerato assorbendolo.

Jung sostiene che l'unico vero modo per cambiare il mondo sia cambiare se stessi; per questo vi auguro, e soprattutto mi auguro, che questo coronavirus ci provochi a fare un buon lavoro.










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