16-12-21 Ma misi me per l'alto mare aperto

 

 

Particolare del coro ligneo medioevale dell'abbazia di Santa Maria di Staffarda in Revello, Cuneo, conservata al museo Palazzo Madama di Torino.

Da qualche mese mi sto pre-occupando dei dati della pandemia; in particolare mi interessa il rapporto tra questi dati e la comunicazione che ne viene fatta.
Nonostante il tempo dedicato allo studio dell'argomento, trovo spesso sui social chi mi sbeffeggia; quasi mai constatando i dati, più spesso da posizioni preconcette che traggono sostegno da portali di sbufalamanento come butac o bufale.net che hanno sollevato molte persone dallo sforzo di utilizzare il cervello demandando la loro attività cerebrale.


Dagli opendata alla salvifica dose


La mia regione, il Piemonte, in passato è stata paladina nell'apertura dei dati al pubblico con il sistema degli opendata; stranamente in questo momento in cui sarebbe così importante avere dati pubblici e certi a disposizione questi vengono a mancare sia nella mia regione che a livello nazionale.
Quelli che ci sono sono utili, sì, ma limitati; ed è un lavoraccio cavare un ragno dal buco (perchè si dice così? boh).
In particolare lo Stato, per quelli riguardanti il rapporto tra vaccinati e non vaccinati sui casi di positività al virus, ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi è particolarmente parsimonioso; probabilmente pensando che tali perle non vadano date al popolino che male li interpreterebbe.
L'unica fonte certa a disposizione (percarità, è mia ignoranza; se ne avete altre vi prego di condividerle)  è il bollettino nazionale dell'Istituto Superiore di Sanità che ci fornisce i dati aggregati (santocielo: voglio quelli di base, non quelli aggregati) per quanto riguarda le differenze tra persone vaccinate e non vaccinate che entrano in terapia intensiva, che muoiono, che si contagiano.
Questi dati aggregati (grafici e, in particolare, una tabella) sono quelli da cui parte il fuoco di fila che i komblottisti chiamano informazione mainstream, e che Wu Ming 1 (Q di Quomplotto)  condensa nel concetto di soteriologia vaccinale che ispira la comunicazione nazionale: il vaccino salvifico che ci porterà nel Regno dei Cieli, dove tutto sarà com'era prima.
(Pardon, m'è scappata la penna. Mi riprendo.)

La fonte dei dati ed i messaggi

Vi riporto qui la tabella, nella sua ultima definizione che ho a disposizione oggi (report del 7 dicembre) :


Questi sono dati. ma dietro ad essi c'è un preciso messaggio: vaccinatevi! Non è così originale; ormai da mesi la litania è sempre la stessa, per uscire dalla pandemia ci vuole il vaccino e quindi, vaccinatevi.

Ovviamente il discorso è relativo solo a chi non si è vaccinato, organizzando una caccia alle streghe mai vista prima.

Vedo molti post, sui social che frequento, di persone proVax (non è vietato dirlo, non c'è la dicotomia saggi-noVax, ma proVax-noVax, per quanto stupide e aleatorie siano queste definizioni) che usano questa tabella per dimostrare la dabbenaggine dei minus habentes che  non condividono la nazional-popolar-vaccinal strategia.
Questi ti dicono, più o meno 'Hey grullo! Guarda i dati! Guarda la colonna 'non vaccinati', non vedi che sono tutti lì i casi gravi? Non vedi che sono loro a contagiarsi, morire, riempire le terapie intensive al posto dei nostri bravi malati vaccinati?
(Già mi vedo qualcuno in canottiera al papete del caso: prima gli itagliani! prima i malati pattriotti! prima i malati vaccinati! E che gli altri anneghino nei loro virus! E si paghino le spese, 'sti parassiti!)

Ma siamo sicuri che queste tabelle effettivamente raccontino questo messaggio, di invito alla vaccinazione?

Una lettura diversa, perchè il tempo conta

Se avete qualche minuto di pazienza per farmi compagnia vi porterò su una strada diversa, su un modo di leggere questi dati che vi porterà a conclusioni poco prevedibili dagli estensori della tabella.
(Per i soliti che mi diranno che non posso fare letture di parte dei dati prendendo solo ciò che mi interessa: tacete. Ragionate. Solo dopo, insultatemi con argomenti. Non sopporto più insulti a salve.)

Cominciamo ad aprire un po' la visuale: queste tabelle vengono pubblicate ogni settimana.
Se prendiamo i dati della prima, della seconda... eccetera, settimana, avremo non solo i dati, ma anche la loro tendenza nel tempo.
Fino a due settimane or sono accanto al dato numerico, per esempio le 618 persone non vaccinate in terapia intensiva, veniva associata la percentuale sul totale; in questo caso, sarebbe stato scritto che 618 è il 62,4% del totale delle persone in terapia intensiva, che sarebbero quindi così distribuite:

non vaccinativaccinati
ciclo incompleto
vacccinati completo fino a  6 mesivaccinati  completo  più di 6 mesiVaccinati + terza dose
62,36%1,72%16,15%18,97%0,81%

 

A questo punto prendo le ultime quattro tabelle (accidenti, ripeto, non ci sono opendata e devo ricavare i dati 'a mano' dalle tabelle PDF, ci metto una vita) e metto in fila i dati delle ultime quattro settimane.
Poi li riporto su un grafico, per capire com'è l'andamento; in questo caso delle terapie intensive.

 

Ora guardando i dati qualcosa comincia ad evidenziarsi: nel tempo la percentuale dei non vaccinati in terapia intensiva, che sono sempre la maggioranza, tende a diminuire; c'è uno strano incrocio tra chi è vaccinato e ha passato più o meno di 5 mesi (passano a 6 nelle ultime due settimane, cambia l'intervallo considerato) dalla seconda dose (ciclo completo), cioè chi ha passato i 5-6 mesi dalla seconda dose tende più facilmente a finire in terapia intensiva (quindi: fate la terza!), mentre chi ha fatto la terza dose (linea azzurra) è tranquillissimo, perchè l'incidenza è minima, rassicurante.
Ma, stranamente, chi ha fatto la prima dose e non la seconda (linea rossa, ciclo incompleto), è tranquillo più o meno come quelli con la terza dose. Strano vero? Indaghiamo ancora.
Cerchiamo di capire se anche con gli altri dati (casi positivi, decessi) capita lo stesso.

Qui vediamo che:

  • tra i non vaccinati (linea blu) siamo in forte diminuzione nel tempo. Questo nonostante che i non vaccinati siano i più soggetti al tampone, quelli che più frequentemente devono obbligatoriamente andare in farmacia a versare l'obolo e a controllare di essere sani per non contagiare il prossimo. Ma questa volta i non vaccinati NON sono i primi! Chi è vaccinato con seconda dose da più di 5/6 mesi ha più contagi.
  • di nuovo, abbiamo questo strano comportamento complementare tra i  vaccinati con ciclo completo (seconda dose): tra quelli che hanno passato i 5/6 mesi dalla seconda dose i casi di positività aumentano, per gli altri diminuiscono.
  • ancora, quelli con terza dose sono tranquillissimi, anche quelli che hanno fatto solo la prima dose sono tranquilli. Ma con una sfumatura: aumentano i casi tra chi ha fatto la terza dose che un poco si preoccupa, diminuiscono quelli di chi ha fatto solo la prima e poi non si è più vaccinato, che si rassicura.

Quindi questo grafico ci conferma più o meno le tendenze del precedente, con una sottolineatura: la seconda dose mette nei guai; molto meglio fermarsi alla prima.
Passiamo ai decessi:

 

  • Anche in questo caso, i non vaccinati sono i più frequenti; ma tendono alla diminuzione.
  • di nuovo il comportamento complementare tra i vaccinati completi (con seconda dose); chi l'ha passata da più di 5/6 mesi aumenta il numero di decessi, chi l'ha passata da meno la diminuisce, notevolmente.
  • i vaccinati con una sola dose sono molto più tranquilli di quelli con due dosi, diminuiscono i decessi nel tempo
  • i vaccinati con tre dosi vedono aumentare leggermente i decessi nel tempo.


La lettura di questi tre grafici penso sia interessante come tendenza e non come valori assoluti.
In linea di massima ci dicono che i non vaccinati sono quelli più a rischio, ma tale rischio diminuisce nel tempo (fino a quando diventerà minore del rischio dei vaccinati, così come già succede nel Regno Unito); i vaccinati con tre dosi dormono sonni tranquilli, quelli con una sola dose ancora di più, quelli con due dosi si dividono a seconda che siano passai più o meno di 5/6 mesi dalla seconda dose.

Tutto questo, nella mia personale visione, si traduce nella dipendenza da vaccino; più ne stai lontano più ne patisci le sofferenze, ma sempre meno acute nel tempo, più ne sei vicino più ne hai bisogno.

E' pari pari ad una droga.

Ora cerchiamo di fare un passo in avanti dal punto di vista comunicativo.

 

Cambiamo la prospettiva

Chiunque si occupi di dati e della loro visualizzazione tabulare o grafica sa bene che vengono veicolati messaggi diversi a seconda di come viene organizzata l'informazione; all'ISS ci sanno fare, e ve lo dimostro, utilizzando gli stessi dati per veicolare un messaggio opposto.
Immaginate che al posto delle quattro colonne che definiscono le tipologie di vaccinati, ce ne sia una sola che le comprenda tutte; avremmo solo due colonne, vaccinati e non vaccinati.
A questo punto ricaviamo lo stesso grafico per quanto riguarda i decessi:

Sorpresa, sorpresa.
Sembra muoiano più vaccinati che non vaccinati; inoltre i decessi di vaccinati sono in aumento, quelli dei non vaccinati in diminuzione; la tendenza futura è quella di una pandemia dei vaccinati.

Chiunque sostenesse questa tesi, alla quale siamo arrivati passo passo su dati ISS, verrebbe crocifisso in diretta in qualsiasi salotto televisivo.

Attenzione: siamo al riparo dell'effetto paradosso analizzando le tendenze, e non valori i assoluti, che sono invece inficiati dal calcolo di percentuali su popolazioni diverse (vedi nota a termine).


(Nota tecnica: si giunge agli stessi risultati calcolando e confrontando la pendenza della retta interpolante per ogni serie di valori).

Guardate i casi di positività:

Anche qui, una narrazione totalmente diversa dall'ipnosi tv: i positivi non vaccinati sono meno dei positivi vaccinati; i primi tendono a diminuire ed i secondi ad aumentare con una tendenza ovvia: in futuro avremo positivi solo tra i vaccinati.
Ultimo grafico sulle terapie intensive:

ci conferma come siano sicuramente di più i non vaccinati in terapia intensiva, tendendo a diminuire; ed in futuro, a parità di fattori, le due linee andranno ad incontrarsi e a scambiarsi di posto.

 

Sul tempo più lungo si conferma l'analisi

Ve lo dimostro cercando conferma, per uno degli aspetti considerati, cioè i casi positivi, un arco temporale più esteso.

Questo grafico non è mio, è preso dal sole 24 ore; la fonte citata è ISS, cioè gli stessi dati che abbiamo visto prima.
Questa volta i dati sono in casi per milione, ben al riparo dell'effetto paradosso.

A partire dall'11 luglio, fate questa semplice operazione: calcolate la percentuale dei vaccinati rispetto ai non vaccinati. All'11 luglio 10 erano i vaccinati positivi, 117 i non vaccinati; 10 su 117 è l'8,55%.
Continuate il calcolo per ogni data, mettete in grafico, questo sarà il risultato:

 

Anche un bimbo capirebbe la tendenza di questa linea che ci dice come stanno cambiando le cose e che, a parità di condizioni, in futuro saranno più i vaccinati a contagiarsi che i non vaccinati, confermando i grafici precedenti.

Non pensate che abbia inventato nulla di nuovo: è ciò che sta accadendo in Italia con qualche ritardo rispetto a quello che è avvenuto nel Regno Unito; lì l'incontro tra le due linee è già avvenuto.Troverete grafici dell'istituto nazionale di sanità del Regno Unito che raccontano le stesse cose.


Neanche voglio sostenere, e voglio ripeterlo, che il cosidetto vaccino, la chemioterapia genica, sia inutile; da quanto abbiamo visto riesce ad evitare le patologie più gravi e, soprattutto se fatto a scadenza ogni sei mesi circa, evita decessi e ospedalizzazioni; non i contagi, dimostrando una volta in più quanto sia impossibile ottenere l'immunità di popolazione con questi vaccini.

Filippica.

Mi perdonerete se metto l'accento su un aspetto al quale personalmente tengo.
In queste condizioni, vaccinarsi non è una scelta altruistica: è una scelta egoistica.
Lo ritengo non solo utile, ma necessario, per chi è in condizioni tali da rischiare la vita senza il vaccino.
Il vaccino protegge chi lo fa, non gli altri; anzi, con questa politica vaccinale i vaccinati possono andare in giro impuniti a diffondere il virus anche in locali chiusi; i non vaccinati se ne stanno a casa e se escono devono prima tamponarsi.
Quindi, vi prego, smettiamo di dire che ci si vaccina per gli altri. Ci si vaccina per sè stessi, perchè si ha una paura tremenda della malattia, dell'ospedale, dell'intubamento, della morte.
Se ne ha così tanta paura che non si esita a far vaccinare bambini che hanno la sola colpa di trasmettere il virus senza esserne colpiti, facendo correre loro rischi per evitare le nostre paure.

Il covid è una influenza spesso innocua, ma che può diventare grave.

Per il bene degli altri,
per il bene dei bambini,
chi è sano la affronta.


 

 


Il metodo di calcolo delle percentuali è quello utilizzato dall'ISS nelle tabelle di novembre 2021, nelle quali la percentuale di vaccinati/non vac eccetera è riferita all'intera popolazione.

Se si calcolano invece le percentuali relative alla popolazione di riferimento (es.: la percentuale di  ospedalizzazioni dei non vaccinati è data dal numero di persone non vaccinate ospedalizzate diviso il totale dei non vaccinati, e non diviso il totale generale, come fa l'ISS) si ottengono valori diversi in termini assoluti, riportando una più alta incidenza dei non vaccinati, ma non cambiano le tendenze, analizzando le quali si giunge a risultati simili a quelli riportati e cioè:

  • La popolazione non vaccinata tende nei contagi/ospedalizzazioni/terapie intensive/decessi a crescere, nel tempo considerato, con un tasso minore rispetto alle categorie vaccinate, quantunque sia maggiore in termini assoluti rispetto ai non vaccinati.
  • Viceversa la popolazione vaccinata è meno soggetta in termini assoluti a contagi/ospedalizzazioni/terapie intensive/decessi, ma il tasso di crescita nel tempo è superiore rispetto ai non vaccinati.
  • Tra i vaccinati, quelli con ciclo incompleto (1 dose) sono quelli che crescono di meno nelle categorie descritte
  • Tra i vaccinati completi, quelli con il maggiore tasso di crescita sono quelli che hanno superato i 5/6 mesi dalla seconda dose

 

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