Perversioni e karma

Ho scritto un libro che parla - anche - delle cosidette perversioni sessuali; ovviamente ha suscitato qualche effetto nelle persone che mi sono vicine, che possono aver giudicato 'poco discreto' che ne scrivessi.
Per questo voglio scrivere qualcosa su perchè l'ho scritto, e su perchè questa parte sia indispensabile al romanzo.

Le perversioni sessuali fanno parte dell'essere umano; chiunque negasse questa semplice affermazione non legga oltre, senza basi comuni sarebbe difficile argomentare.
Vengono chiamate 'perversioni' solo da un certo punto di intensità in poi; prima vengono chiamate 'passioni' e spesso in esse non si vede nulla di negativo; è solo la loro intensità a renderle 'brutte e cattive', oppure, patologiche.
Nel romanzo ne affronto essenzialmente tre: la femminizzazione, la passione per gli abiti 'lucidi', di pelle o latex, i tacchi a spillo; nel romanzo vengono ampiamente documentate le motivazioni profonde che portano le persone ad avere una sensibilità più o meno acuta verso questi argomenti.
Prendiamone uno: i tacchi a spillo, intendendo con tale termine la calzatura intera, non solo i tacchi, naturalmente.
Nel romanzo porto il lettore ad avvicinarsi al concetto primo di 'Asse del mondo', così come Mircea Eliade l'ha spiegato nel suo 'Trattato' delle religioni, un'opera fondamentale per chiunque voglia approfondire il siglificato del 'sacro' e del 'religioso'.

A livello di patologia, così come spiegata del DSM, il trattato di base che spiega cosa sia sano e cosa malato, la passione per i tacchi diventa patologia quando sostituiscono l'oggetto del desiderio d'amore e diventano elemento indispensabile per raggiungere l'eccitazione sessuale; essi stessi sono 'feticcio', elemento che anche in assenza di una persona che li indossa diventano unico oggetto di desiderio.
Ad un livello minore di intensità diventano 'indispensabile coadiuvante' dell'eccitazione, cioè sono necessari ma non hanno 'potenza' da soli, ma solo quando sono indossati; rendono la persona attraente, diventano 'condimento' gustoso per l'atto sessuale, possono o meno essere indispensabili ma sono un elemento di forza.
Abbassando ancora il livello non vengono collegati direttamente all'atto sessuale, ma sono elemento di abbigliamento che denota una certa eleganza ricercata e femminilità spinta, quasi aggressiva; anche in questo caso, a seconda dell'altezza e del modello, possono individuarsi tacchi 'sfacciatamente' provocanti ed altri che solo suggeriscono l'idea di femminilità esibita.
Scendendo ancora nella scala di intensità diventano accessorio di abbigliamento comune, abitualmente usato, preferito in certe occasioni, paragonabile ad una borsetta o ad un cappello, senza alcun effetto diretto sulla percezione di femminilità o aggressività ma hanno solo una connotazione estetica.
Scendendo oltre e passando oltre lo zero, nella parte 'negativa', potremmo invece parlare del fastidio e delle reazioni dolorose che possono suscitare in qualcuno, provocando aggressivi comportamenti d'odio e di ripulsa, spesso non coscienti; questa parte richiederebbe una trattazione a sè e non la porterò avanti, anche se può essere alla base di molti gesti d'odio verso le donne.

Abbiamo definito una scala di reazioni di fronte all'oggetto, che va dal cosidetto patologico alla reazione quasi inesistente.
Ciò che possiamo dire con una certa sicurezza è che nessuno è immune da queste reazioni, che il 'concetto' fa parte dell'umanità intera; ne è testimone il fatto che nel vivere comune, nella moda, nel sentire diffuso dell'estetica l'elemento è presente e irrinunciabile; sarebbe insensato sostenere che l'assenza di reazioni, per quanto deboli, rispetto a questo argomento sia la normalità, perchè in tal caso non assisteremo alla diffusione e alla proposta continua di questo tipo di calzatura.
Certo, qualcuno può sostenere che sia una moda imposta dalle multinazionali del lusso; andrebbe in questo caso approfondito perchè proprio un oggetto scomodo da indossare dovrebbe essere vendibile, lascio l'approfondimento a chi voglia sostenere la tesi.

Una seconda considerazione va fatta: sono oggetti.
Dobbiamo a C.G. Jung l'invenzione dei termini introverso ed estroverso che corrispondono a tipi psicologici che diversamente si orientano all'oggetto.
Mentre per l'introverso che volge all'interno la parte cosciente di sè l'oggetto assume una valenza di potenza inoppugnabile perchè inconscia, viceversa per l'estroverso che estroflette la coscienza all'esterno gli oggetti non acquistano una importanza libidica ma la assume il giudizio che su di essi viene dato.
Quindi l'introverso può sentire una sollecitazione interiore e irrinunciabile, l'estroverso una fascinazione dovuta al giudizio collettivo; questa è una delle differenze che possono essere alla base dei diversi giudizi, a volte inconciliabili, che vengono dati su questi oggetti; e, in genere, è una delle differenze tra le persone che rende spesso infinite e prive di un punto di arrivo le discussioni.

Ovviamente quanto detto vale anche per gli abiti e la femminizzazione, anche se sulla seconda andrebbe spesa qualche parola in più con considerazioni sull'importanza della donna e sulle società patriarcali; tuttavia il grado di intensità, la pervasività ubiqua dell'argomento, la differente lettura in base al proprio tipo psicologico penso possano essere considerati fattori comuni.
Questi tre fattori connotano una potenza di questi argomenti che influisce sulla vita di ognuno, consciamente o meno, e declina il modo comune di vivere in base al loro medio sentire.
Indipendentemente dal grado di intensità prima descritto la pervasività nei pensieri può diventare tale da occuparne la mente in modo quasi esclusivo; l'attenzione che ad essi viene data è indice sia del modo con cui lo si affronta sia del percorso che ognuno persegue nel conoscere sè stesso.
Nel romanzo l'esperta in perversioni cita tre tipi di clienti corrispondenti a tre tipi di attenzione diverse date all'argomento da chi ne è impossessato ad alti livelli di intensità; è un passaggio chiave dell'intera storia raccontata e del motivo per cui le perversioni sono presenti e indispensabili ai fini del romanzo.

Il modo migliore per cambiare il mondo, diceva Jung, è cambiare noi stessi; perchè il mondo che vediamo al di fuori di noi non è altro che uno specchio di ciò che siamo dentro.
Per questo registrare che esistono questi tipi di passioni, vederle all'opera nel mondo al di fuori e dentro di noi, utilizzarle per scandagliare l'anima e conoscersi meglio è per me un modo per migliorare il mondo.

E' ovvio che le perversioni sono ammantate e definite da connotazioni negative, così come è ovvio che dietro alle perversioni possano esserci comportamenti aberranti e deprecabili; non ho scritto un libro a difesa delle perversioni.
Esse appaiono come mostri dell'anima, demoniaci istinti repressi, bruta animalità da ignoranti trogloditi.
Ma se le ignorassimo, se le relegassimo nelle schifezze del mondo, se non ne registrassimo la potenza libidica che assumono nei singoli e nella mentalità comune, questi mostri ci divoreranno; ignorarli, demonizzarli, è quel sonno della ragione che li genera e rigenera, questi mostri.
Nel funerale degli indiani d'america, dove il passaggio verso la morte è una allegoria del passaggio verso la nostra parte inconscia, si racconta che dopo il trapasso ci vengono incontro dei mostri; e di fronte a questo incontro il modo di affrontare il mostro è "se non lo fuggirai fratello ti sarà; è lui che davvero conosce il passo segreto che il monte ferisce, per il tuo passo sentiero sicuro".
Ho scritto un libro con le perversioni dentro per raccontare quanto siano forti i mostri, quanto dobbiamo farli fratelli, quanto sappiano di noi, quanto conoscano il sentiero che dobbiamo percorrere, quanto ci possano aiutare a scoprirlo.
Nella stessa favola, per chi affronta i mostri, c'è un premio: "tu troverai la sorgente, ritroverai la collina dei giochi, e là tu deponi il tuo cuore."

Per affrontare questa strada ci vuole il coraggio di guardarsi dentro; tutti a parole ce l'hanno, in realtà non è facile per nessuno guardare ciò che giudichiamo negativo dentro di noi, quella che Jung chiama la nostra 'ombra', primo passo per un cammino di evoluzione.
Per questo può capitare che abbiamo bisogno di una spintarella per conoscerci meglio; se non ci riesce la nostra coscienza, è la vita a spingerci in questa direzione. A volte con avvenimenti forti, importanti, a volte con passioni, idee, sentimenti, che vivono sottotraccia, che scompaiono alla luce della vita pubblica, magari anche dal giudizio che diamo di noi stessi, ma che poi riaffiorano come istinti e sensazioni che derubrichiamo velocemente classificandole perversioni.
Qualcosa di un po' nascosto, un po' segreto, un poco strano, che non appare alla luce del sole: è la stella del mattino, che ci guida.

Non ho scritto un libro sulle perversioni.
Ho scritto un libro per aiutare tutti a trovare la collina dei giochi.

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