Da Givoletto alla Madonna della Neve

Questo è un anno veramente eccezionale per i monti della val Ceronda: negli anni passati li ho sempre visti giallo-bruni, secchi, mentre quest'anno sono verdi e rigogliosi, ospitano fioriture inaspettate.
Motivo in più per prendere il cane, lo zaino e gli scarponi e provare a mettere un piede dietro l'altro su per sentieri con la testa immersa nel verde e gli occhi alla ricerca di stupori nuovi.
Si parte da Givoletto, l'itinerario completo è qui, si lascia l'auto vicino alla cappella di Maria Ausiliatrice e si procede per la strada sterrata, dove già la vegetazione è ricca e si può allungare lo sguardo sull'orizzonte.
Ma è alla fine di quella strada, dopo i tralicci e un ruscello, che comincia lo spettacolo: intere distese di verde fresco e di fiori.
La salita è ripida, lo spettacolo grande; si passeggia in mezzo ai resti carbonizzati degli incendi precedenti che ancora di più esaltano i colori.
Si arriva fino al crinale e qui lo spettacolo cambia: si prosegue tra tigli  e betulle su per i classici boschi rocciosi della zona, fino a raggiungere la Madonna della Neve. E' una piccola cappella, edificata nel 1855 e restaurata nel 1887 da tale Mulatero Giovanni, com'è scritto sul gradino di ingresso (Mulatero è il secondo cognome presente a Givoletto).
La zona è stata dichiarata riserva floristica integrale; in effetti sembra di passeggiare all'interno del poster delle specie protette della flora piemontese. C'è veramente di tutto, compresa l'Euphorbia Gibelliana (che qui mi sembra più robusta e callosa) e il giglio di san Giovanni.

Lo spettacolo è mozzafiato e merita il giro.

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