Krueger

i ruggiti dell'anima

di Leo Altoriso

13 - Tra professione e ierodulia

I marmi rosa e gli ori barocchi risplendevano nelle luci accese per la sera mentre camminava nella navata centrale; non sapeva bene cosa aspettarsi quando un pensiero clandestino l'aveva tentata ad entrare in quella chiesa mentre passeggiava in via Garibaldi.

Fatto sta che ora era lì, luogo insolito per lei, e ancora più insolito era il passeggio al centro della chiesa, quasi ne fosse padrona.

Insolito era il sentimento che albergava il cuore in quel momento, mentre gli occhi planavano sulle colonne, sulle alte volte, sul soffitto affrescato, sui quadri dei santi, sui crocifissi sofferenti e dorati; così insolito da esitare a battezzarlo con le due parole che le venivano in mente, così lontane dalla sua storia, due parole che da tempo le erano straniere e che oggi avevano fatto un ingresso trionfale nei pensieri: appartenenza e felicità.

Non riusciva a capacitarsi di tutto questo; non poteva capire come qualche parola di un prete, addirittura un falso prete, attorno ad un tavolino e due Traminerpotessero averla portata in quel tranquillo stato di benessere che si esaltava tra quelle mura sacre.

Certo, era stata nel passato una frequentatrice assidua delle chiese, anche catechista nella propria parrocchia; aveva cercato conforto e appoggio in quella fede salvifica di cui si parlava ma poi, forse conscia della propria debolezza, aveva abbandonato quelle frequentazioni che le davano più un senso di mancanza e di peccato che non di gioia e di supporto.

Gli studi di psicologia e l'approfondimento dei segreti dell'animo umano non l'avevano riavvicinata alle chiese; anzi, continuava a percepire un fastidio, quasi un prurito, nell'entrare in ambienti di chiesa per cui se ne stava sempre il più possibile lontano.

L'evoluzione da psicologa a mistress aveva fatto il resto.

Da un lato aveva cominciato a conoscere molto bene la psiche degli uomini, soprattutto quello che si cela sotto i desideri dei maschi; dall'altro viveva sempre più in un mondo definito come pervertito e quanto di più distante potesse esistere da una religione che predicavacastità epurezza d'animo.

Sotto le definizioni di sadomasochismo e feticismo cadevano la maggior parte delle sessioni che conduceva con i propri clienti: facevano parte della sua vita e del suo lavoro; non scindeva l'una dall'altro, si sentiva naturalmente portata a rapportarsi con gli uomini sondando i loro desideri profondi e dando loro soddisfazione.

Ne ricavava essa stessa piacere, si sentiva alposto giustopur sfidando le convenzioni ed il comune sentire e subendo su di sè i pensieri affilati dei benpensanti che associavano il suo operato a qualcosa di ancor peggio della prostituzione, cioè allo sfruttamento quasi simoniaco di desideri demoniaci a scopo di lucro, al fomentare e soddisfare voglie peccaminose per generare profitti a scapito di poveri malati mentali.

Aveva fatto resistenza a queste ingiurie; aveva un forte rispetto delle sensibilità dei suoi clienti e della verità con la quale glielo palesavano, rispetto più che sufficiente per vivere in pace con sè stessa; inoltre il loro viso dopo le 'sessioni' era la gratifica più grande. Persone che entravano cariche di pesi, malformità dell'animo, desideri inconfessati e voglie represse uscivano rilassati, tranquilli, sereni.

Nei momenti di debolezza Verdiana veniva assalita da pensieri più foschi e tristi che mettevano in dubbio la moralità del proprio agire; certo, durava poco, presto avevano il sopravvento i pensieri fondanti del lavoro e della vita, ma certe ombre non passavano senza lasciare qualche piccola lacerante ferita ogni volta. Ed ogni volta accumulavano il peso di nuvole nere che si aggiravano sullatesta, ed ogni ingresso in una chiesa le ricordava quel temporale che prima o poi si sarebbe abbattuto su di lei, minacciato da quegli sguardi severi, sofferenti, tristi, appesi alle pareti.

Ed invece era lì che passeggiava nella navata centrale sorridendo, come se fosse la padrona di casa, e si sentiva bene, leggera, a dirlo con una parola difficile da ammettere: felice. Sì, doveva dirselo che era felice, e che quelle cose umide che le stavano sgorgando dagli occhi erano lacrime di felicità.

La aveva rivoltata; con le sue parole leggère nella voce profonda, con la sua conoscenza che sembrava abbracciare anche il suo mestiere, con il suo viso allegro e bambino d'una sofferenza antica, senza alcuna intenzione di farlo le aveva rivoltato la vita, come una zolla che sempre girata verso il buio della terra fredda improvvisamente si trova smossa, scavata e rimessa al caldo del sole splendente e rivolta verso la dolcezza della vita.

Le tovaglie arancioni della Trattoria dello Spirito Santo in piazza IV marzo sotto il fresco delle piante li avevano visti pranzare e discutere quel giorno; lui aveva finito una lezione di ripasso sul Manzoni per i suoi allievi ('Bella immortal benefica fede ai trionfi avvezza!' - recitava con enfasi parlando della lezione) mentre lei aveva avuto un paio di sessioni con i clienti al mattino dopodichè qualche messaggio sul cellulare li aveva portati ad incontrarsi per un pranzo insieme.

Si attiravano, l'un l'altra; lo scambio frequente di messaggi ne era testimonianza; essere insieme voleva comunque dire parlarsi fitto fitto, lui curioso delle sue conoscenze e lei altrettanto curiosa delle sue risposte.

"La prima volta che ti ho visto, in Duomo, avevi quello sguardo verso l'alto, verso quel quadro dell'Ultima Cena, ricordi? Per quello ti ho avvicinato"

"Sì... mi hai detto che era simile a quello di alcuni dei tuoi clienti, fingendoti psicologa"

Sorrisero al ricordo.

"E tu l'hai chiamato la 'nostalgia del paradiso'... sapessi quanto m'avevi incuriosito allora!"

"E' una espressione di Mircea Eliade, uno dei più grandi studiosi delle religioni"

"Oh capisco che quello sguardo con quel significato tu possa averlo avuto.. ma non sarà certo lo stesso delle persone che passano nel mio studio! Quelli sono masochisti o feticisti che chiedono di soddisfare le loro voglie"

Lui rimase in silenzio.

Lei ormai l'aveva capito; il silenzio di quell'uomo era... pericolosamente potente, come se prendesse la rincorsa; più durava il silenzio, più grande sarebbe stata la forza della risposta.

Temeva solo di non essere in grado di capire, per quello spezzò il silenzio con un "Non credi?"

Lui la guardò dritta negli occhi cercandole il cuore, in modo che il pensiero si dirigesse esattamente verso il bersaglio.

"No, è la stessa cosa. Quello che cercano loro è quello che cercavo io in quel quadro; le risposte che tu puoi dare loro sono quelle che io posso ricevere da Leonardo."

"Io, come Leonardo? Non scherzare."

"Verdiana, non scherzo. Ci sono bisogni profondi in ogni uomo; non sono che una maschera, dietro questi ce ne sono altri, più profondi, che sono ancora maschere di qualcos'altro è così via fino alla radice"

"Che è la nostalgia del paradiso"

"Brava."

"Non ci arrivo, non mi sembra possibile."

"Tutte le religioni non fanno altro che questo: avvicinare l'uomo alla sua radice profonda, radice che molti hanno visto come l'immagine di Dio"

"Quindi le chiese, le preghiere, i sacerdoti, le liturgie e tutto l'ambaradan sarebbero modi per avvicinare le persone a sè stesse?"

"L'ambaradan! Sì Verdiana, e così"

"E i miei clienti in pratica venendo da me farebbero la stessa cosa di coloro che... vanno in chiesa e pregano??"

"Esatto, sì; ma lo fanno più forte, con più decisione e disperazione, sono così attenti ai propri bisogni che farebbero di tutto, anche incontrare una mistress come te, per andare a fondo di sè stessi. Il messaggio che ricevono da dentro è così forte da essere impossibile non dargli ascolto."

"Oh bella!! Pazzesco!! I miei clienti che tutti chiamano pervertiti in realtà sono... religiosi? pregano?"

"Dobbiamo intenderci sui termini ma... sì, penso proprio di sì. L'uomo è religioso per natura. Certo, non hanno quella intenzione;pensano solo a soddisfare le loro voglie"

"e quelli che pregano, che pregano... veramente? In realtà non lo fanno?"

Lui si fermò un attimo.

"Oh Verdiana, ti dico cose delle quali mi sono pentito molte volte; anche questa volta sarà così, ma te le dico comunque perchè mi fanno male e sono per me vere. Non vale certamente per tutti; ma per me, quelle persone, hanno abdicato. Hanno deciso che esiste qualcosa, esterno a loro stessi, che li può salvare; a quello si rivolgono. Non cercano il Dio dentro di sè, lo cercano fuori, nel mondo delle idee e delle filosofie.

La fede è una questione di grazia: o la ricevi, oppure no, non puoi decidere di averla. Se non ce l'hai e sei una persona sincera con sé stessa, sfidi il mondo e la vita per cercare di capire quello che ti succede, compresi i profondi moti dell'anima che ti portano alle cosidette perversioni. Lo fai con i tuoi mezzi, con ciò che hai a disposizione; tu dai a loro una possibilità di farlo."

"Non ci posso credere!!! Quindi io" - e assunse una finta aria altezzosa - "sarei una specie di sacerdotessa, che li guida verso i misteri profondi?"

Lui le piantò gli occhi negli occhi e parlò piano:

"Sono convinto che sia proprio così: tu li avvicini alla loro essenza. Non posso naturalmente dirlo per tutto e per tutti, ma che questa sia la loro motivazione vera e che sia il tuo vero senso dell'agire con loro, non ho dubbi".

Verdiana stava passando da uno scettico stupore ad una flebile speranza; il sorriso splendido che indossava non stava mutando nel passaggio da un sentimento all'altro, ma gli occhi sì; da loro traspariva la luce di un riscatto di anni di pensieri bui in notti di pianti, la forza di una speranza che la stava inondando di gioia, alla quale faceva comunque resistenza a lasciarsi andare. "Sarebbe troppo bello", pensava.

In un tavolo vicino si stavano accomodando due persone; lei indossava un paio di pantaloni di pelle sottile, corti, sotto il ginocchio, e molto stretti che esaltavano i fianchi. Una corta camicetta lasciava libera la zona della vita ed un paio di alti tacchi terminavano sinuosamente la figura. Tra i tavoli, chi in modo distratto e chi in modo più palese, vennero lanciati sguardi di attenzione e ammirazione verso la nuova arrivata.

Verdiana la notò ma soprattutto notò lo sguardo di Krueger che indugiava sulla figura con un sorriso divertito e attento. Dopo anni di professione non faceva fatica a classificare quegli sguardi degli uomini e a capire cosa potesse esserci dietro.

Osò:

"Vorrei crederti, ma mi sembra impossibile. Vedi ad esempio lo sguardo che hai dato a quella donna: dice qualcosa di te, e se tu mai fossi un mio cliente saprei come soddisfarti ed in quel caso semplicemente soddisferei un tuo istinto animale, altro che preghiere e sacerdoti: sana terrena lussuria!"

"Ehi! Troppe cose in tre parole! Lasciami respirare!!"

Verdiana fu felice di questa risposta: sapeva di aver colpito. Di solito lui aveva la risposta pronta, o si zittiva per rispondere; questa volta aveva palesemente chiesto tempo, lei si complimentò con sè stessa.

La prospettiva di qualche tempo di chiacchiere intriganti in quel pomeriggio caldo sotto i tigli di piazza quattro marzo e la brezza che li accarezzava era allettante; ordinarono un altro calice di Traminer che allentò i freni e consentì a Krueger di rispondere in modo più fluido.

"Quali sarebbero i miei desideri, se fossi un tuo cliente?"

"Feticismo, e forse femminizzazione. In modo più sfumato, masochismo".

Lui si stupì di sentir parlare di sè, di questioni così pesanti, in questo modo leggero; ma gli piaceva sentire questa donna così esperta di quegli istinti a cui era andato a fondo negli studi molte volte, e volle proseguire il discorso.

"Partiamo da feticismo; immagino che con questo intendi l'adorazione di oggetti, indumenti, parti di una persona che stimolano l'attenzione e l'eccitazione, e che diventano malattia quando sono ostacoli per una normale sessualità, vero?"

"Sembra che reciti il DSM... ne sai qualcosa, a quanto pare".

"Ok, ora che abbiamo ristretto il campo ad una sola parte, cerchiamo di delimitarlo ulteriormentead un solo particolare. Per esempio, perchè secondo te molti hanno osservato quella donna appena arrivata?"

Adorava quel suo fare il professore, cercare di spiegare, sminuzzare i concetti, elevare l'attenzione intorno a lei, costruirle un castello di idee per consentirle di entrare da regina.

"Perchè è carina e per i pantaloni di pelle, sono molto sexy"

"Vero. Se fossero stati di cotone sarebbe stato la stessa cosa?"

"Probabilmente no"

"Benissimo, quindi c'è nel materiale qualcosa di importante"

"Beh, tutti lo sanno che la pelle è uno degli ingredienti principali del feticismo e del sadomasochismo"

Qualcuno dai tavoli vicino stava seguendo la conversazione; se ne accorsero e parlarono più piano.

"Perchè proprio la pelle, Verdiana?"

"Oh, è molto sexy, piace molto, eccita"

"E perchè?"

"Mi sembri un bambino... perchè perchè... perchè è così, è oggettivo, lo si vede."

"Ma ci sarà pure un motivo, una ragione, un punto di partenza che ci faccia capire perchè la pelle è sexy!"

"Non lo so.. forse perchè tutto il mondo dice che lo è, quindi tutti siamo convinti che lo sia, è un bisogno indotto dalla nostra società"

"No... non mi basta come spiegazione, ci deve essere un motivo primo e più forte"

"Ma non solo la pelle: anche il latex, o la plastica, il PVC o il vinile... il nylon; nel mio studio ci sono un mucchio di capi così"

"E cos'hanno in comune?"

"Beh.. sono lucidi, lisci... viscidi"

"Ecco, abbiamo trovato qualcosa. Per la pelle faremo un discorso a parte sul valore simbolico che può avere; per ora fermiamoci alla lucentezza, al tipo di impressione al tatto, a quella certa viscidità che la lega a quegli altri materiali che hai citato"

Krueger parlava con una certa eccitazione, l'attenzione era al massimo e gli occhi fortemente puntati in quelli di Verdiana, che riteneva forse un po' sopra le righe da parte di questo - falso - prete una attenzione così spasmodica all'argomento che faceva parte delle sue sessioni quotidiane, e sul quale non s'era mai fatta in tanti anni queste domande.

"Dicevo, lasciamo stare la pelle, che simboleggia l'animale cacciato, quindi dà forza a chi la indossa che ne è il cacciatore di cui aumenta il fascino e la potenza mettendo il masochista in uno stato di adorazione, parliamo invece di..."

"Ehi! Ehi! Ehi! No, aspetta!! Ora ti fermo io! Parla ancora della pelle e del cacciatore, mi interessa, non ne avevo mai sentito parlare così! Perchè non vuoi parlarne?"

"Perchè è semplice, palese, di facile lettura, normale... pelle animale cacciatore potenza masochismo, tutto si tiene facilmente"

"Facilmente!! Per te forse! Ma sarebbe bello fosse così facile! I miei clienti non ne sanno niente di questo, pensano che la pelle sia sexy e basta! Non possono seguire il tuo pensiero, il tuo ragionamento non tiene!"

Lui respirò a fondo.

Gli venne in mente Maretti Francesco, detto Ciccino, e tutta la classe quinta. Capì che stava accelerando eccessivamente i tempi, che parlava di cose a lui note ma che potevano non essere altrettanto condivise, che avrebbe dovuto spiegare meglio.

Lei subì lo sguardo, che era quello del professore che scuoteva la testa e riprendeva l'allieva per la mancanza di preparazione.

"Scusa ho forse bisogno di... ripetizioni?"

Lui le sorrise dolcemente.

"No, sono io che corro troppo, capisco che mi faccio prendere dall'argomento e poi non mi fermo più... dovrei forse rallentare, o forse potremmo parlarne un'altra volta, non vorrei rovinarti il pomeriggio stufandoti."

"Ma questo è il mio lavoro, la mia vita, certo che mi interessa!! Tu sembri sapere cose che nessun altro conosce! Spiegami!"

A questa frase Krueger girò il volto verso il Duomo, a cercare i marmi della facciata.

"Tu sembri sapere cose che nessuno conosce" gli risuonava in testa, a metà come orgoglio e a metà come colpa.

Riprese.

"L'indumento di pelle è un simbolo. Il simbolo non ha bisogno di essere capito, agisce di per sè. Non c'è bisogno che il tuo cliente abbia in mente la conoscenza meccanica della catena 'pelle cacciatore preda potenza sottomissione' per subire la fascinazione dei tuoi fianchi fasciati da una gonna in pelle, il simbolo agisce, funziona di-per-se senza che lui ne sia a conoscenza. Agisce a livello inconscio, solleticando quelle parti di conoscenza che sono ad un livello più basso e profondo rispetto alla veglia, quelle che Jung ha chiamato inconscio personale e inconscio collettivo, perchè quelle sentono perfettamente questa catena e la fanno agire alla vista del simbolo. Sopra a tutto ciò, a chilometri di distanza da queste profondità, il tuo cliente dirà - ehi, che gonna sexy! - senza avere la minima idea dell'azione del simbolo".

"Ma è pazzesco!! Quindi secondo te un indumento in pelle può cambiare qualcosa nella testa delle persone! Anzi! Agendo dal profondo può cambiarne il comportamento sdenza passare per la mente."

"Ti correggo: senza passare per la coscienza.Ma non solo indumenti in pelle naturalmente... ma quelli in pelle agiscono così. Se ci pensi è lo stesso meccanismo dell'eccitazione: tu non pensi ad eccitarti, agiscono forze a te sconosciute che ti portano all'eccitazione."

"Ma... ripeto, è pazzesco! e tu come fai a sapere queste cose?"

Krueger fece fatica a non girare di nuovo lo sguardo verso i marmi del duomo.

Lei notò di nuovo quel viso perso tra la felicità e il dolore mentre luirispondeva, scandendo il peso e la forza delle parole:

"Ci sono cose che cambiano le persone, Verdiana.

E ci sono cose che cambiano le cose."

"Non ti lascerò alzare da questa sedia finchè non mi avrai detto tutto! parlami ancora, dimmi, per me quello che dici è luce, mi spiega molto di quello che faccio e che mi piace fare.

Quindi sostieni che tutti gli indumenti o gli oggetti che giudichiamo sexy o eccitanti hanno potenze di questo tipo?"

"Certo. La moda, in genere, ne è un esempio; dietro ogni tipo di tessuto, taglio, vestito o tacco ci sono 'motori' simbolici potentissimi"

"I tacchi! Parlami dei tacchi a spillo! Sono uno degli oggetti che più mi richiedono"

Krueger rise divertito.

"Quante cose vuoi sapere! Quello sulla pelle era solo un inciso... Per i tacchi a spillo devo portarti da un'altra parte per fartene vedere la potenza."

"Non dirmi che conosci anche case di moda!"

"No, per farti vedere la potenza di un tacco a spillo di porterò in una abbazia millenaria"

"EEH?? Sexy suore?"

"Nooooo..! vedrai"

"Ok.. allora torniamo al discorso principale; parlavamo di indumenti lisci: pvc, latex, vinile eccetera. Ne ho tanti in studio e" - Verdiana si fermò un atti cercando il gusto verbo - "li adoro. Mi piace tantissimo vestirmi in latex, sentirmi fasciata, accarezzarmi i fianchi e fare..."

A quel punto lei si portò una mano vicino al grembo istintivamente, vide gli occhi di Krueger sbigottiti e decise che forse era meglio trattenersi.

"Oh va bene mi calmo... torniamo a noi. Vuoi dirmi che anche in questo c'è la potenza di un simbolo?"

"No scusa... pensavo alla sensazione di sentirsi fasciati, al simbolismo dei legami e del dio legatore"

"Si, il bondage, farsi legare... molti miei clienti lo richiedono"

"Il dio legatore e il simbolismo del nodo, il nodo di Salomone! Sapessi quant'è ricorrente nelle chiese... ma stiamo allargando troppo il discorso, torniamo a noi.

Ogni volta che trovi oggetti, situazioni, o qualsiasi entità che stimola forti reazioni sicuramente sei di fronte alla potenza del simbolo. La maggior parte delle volte questa potenza è nascosta;Jung chiamava questa forza la 'numinosità' del simbolo.

Nel caso degli indumenti lisci o viscidi stiamo scendendo ad un livello più profondo rispetto a quanto detto per la pelle. Beninteso, anche la pelle ha questa caratteristica di cui parleremo, essendo lucida; ma a questa somma quella del cacciatore/preda. Tutto ciò che è liscio, lucido o viscidio riporta all'ambiente acquatico; questo è quello da cui ontologicamente e anche filogeneticamete è nata la vita".

"Ontochi e filoche?"

"Cioè sia a livello di evoluzione storica che di evoluzione personale: l'uomo è nato dalle acque, e anche il tuo embrione è stato nel liquido amniotico. Ci stiamo quindi portando verso l'ambiente che era prima di noi, in cui siamo nati; per questo l'acqua ha sempre simboleggiato la conoscenza e le creature acquatiche sono quelle che vivono immerse nel profondo della conoscenza. Questo livello ci è spesso distante nella vita quotidiana, non riusciamo a raggiungerlo; possono solo farlo personaggi grandissimi, eroi e miti o figure leggendarie, che possono vivere sia nell'aria - nel conscio - che nell'acqua, cioè nell'inconscio"

"Le sirene!"

"Brava... ma di quelle dovremo dire di più, soprattutto delle Melusine, quelle con due code. Anche di queste ce ne sono nell'abbazia dove voglio portarti, sono un simbolo dalla potenza inimmaginabile"

"Aspetta prima di procedere. Ma se queste cose sono così forti e potenti, perchè non lo sanno tutti? Perchè solo tu sai queste cose?"

Di nuovo Krueger cercò i marmi con lo sguardo.

"No, non solo io, molti lo sanno, inoltre c'è stata un'epoca in cui tutti lo sapevano, o per lo meno tutte le persone erudite. Poi questa conoscenza s'è persa"

"Ma è impossibile!! La conoscenza è sempre aumentata nel tempo! E quando sarebbe 'sparita' questa conoscenza?"

"Attorno al 1100-1200, penso. Tanto erano conosciute allora le potenze di questi simboli che li scolpivano nelle chiese, in modo che potessero agire proprio nei luoghi in cui la gente si radunava. Funzionavano come una specie di antenna trasmittente."

"Ma è impossibile! Mi sembra tutto così incredibile! E chi decideva di scolpire questi simboli?"

"Allora la società aveva motori forti, tradizionali, che ne guidavano l'evoluzione; un po' come è stato in Oriente per molti anni ed in parte anche oggi. La religione non era che l'espetto esteriore di questa forza interiore."

"Ne vuoi un esempio? nelle chiese romaniche trovi spesso scolpite le Melusine, le sirene a due code con le gambe allargate. Non sono un simbolo religioso, per lo meno non nel senso comune del termine, però ci sono; e se le hanno fortemente volute lì è perchè ne conoscevano la potenza del simbolo. Oggi noi abbiamo totalmente svalutato il concetto del simbolo, tanto che quando diciamo che qualcosa ha 'valore simbolico' vuol dire che non vale niente! Allora invece il valore simbolico era ciò che veramente era importante. Così come le Melusine altri simboli venivano spesso scolpiti; i delfini coi denti, le spirali, i nodi ad esempio. Oggi vengono trattati alla stregua di ghirigori e abbellimenti fantastici, senza riconoscerne il senso. Soprattutto quando si trovano nodi; nonostante che si sappia che il loro disegno sia stato frutto di uno studio e siano stati pagati scalpellini per scolpirlo, li si tratta da semplici abbellimenti, cornicette senza valore, senza andare a chiedersi perchè hanno quelle anse, quelle curve, quelle evoluzioni".

"Perchè si è persa questa conoscenza? Perchè non lo si fa più?"

"Oh, Verdiana, avrei bisogno di molto tempo per darti la mia versione dei fatti, e avresti solo la mia. Non ci sono risposte condivise. La domanda stessa, non appartiene al modo di pensare della nostra civiltà"

"Ma quindi se oggi si volesse ancora lasciare alle chiese la funzione che avevano mille anni fa potrei vedermi, che so, un capitello fatto di scarpe coi tacchi a spillo?"

Risero, molto.

"Verdiana, hai una bella testa. Sì, sarebbe esattamente così; in realtà le chiese hanno quasi completamente perso i valori simbolici e quelli che ci sono sono spesso travisati, sono cristallizzazioni amorfe di cui abbiamo perso la fonte semantica.

Non abbiamo più la forza del simbolo in noi; l'abbiamo persa, usiamo nomi, crudi volgari nomi illudendoci di usarli per indicare un significato che, in realtà, nel nostro smisurato orgoglio ignoriamo.

'Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus'; questo era il motto di Bernardo di Cluny, abbiamo perso la vera rosa, ce n'è rimasto solo il nome; avrai sicuramente riconosciuto il finale de 'Il nome della rosa', di Eco.

Ma per cercare di arrivare a qualche conclusione, torniamo agli indumenti lisci; abbiamo detto che ci riportano ad una conoscenza atavica, ma non abbiamo ancora detto perchè possano indurre una fascinazione, come abbiamo accennato per la pelle, perchè cioè il cosidetto uomo della strada, senza conoscenze particolari, possa trovarli sexy.

Tutto ciò che è acquatico oltre a riferirsi alla conoscenza ha un esplicito riferimento a tutto il mondo femminile; sono direttamente collegati alle acque i simboli della luna, delle perle e delle conchiglie, tutte espressioni del mondo femminile come storicamente dimostrato in tutti gli strati magico-religiosi dell'umanità. Ci porterebbe distante parlare ora dei rapporti tra le acque, la luna, le conchiglie e le perle, ma ciò che ci serve sapere è che sono collegati alla femminilità.

Come sappiamo dalla genetica e dall'esperienza ogni persona è sia maschio che femmina, nonostanteesteriormente prevalga uno dei due caratteri e interiormente uno dei due sia dominante. Tutte le religioni fanno riferimento ad un tempo mitico in cui l'uomo era indifferenziato; gli stessi Adamo ed Eva erano un essere unico prima, per poi essere differenziati.

Noi ci portiamo dentro la nostalgia di questo tempo mitico in cui eravamo androgini, dèi androgini; nel nostro profondo tendiamo a scoprire, da maschi, la nostra parte femminile e ad unirci ad essa per ricomporre l'essere perfetto, per tornare ad essere nel paradiso terrestre, per tornare ad essere dèi, per quella 'nostalgia del paradiso' di cui abbiamo parlato. Questi indumenti 'sono sexy', 'ci attirano', perchè ci portano ad essere potentemente noi stessi, il loro simbolo agisce per riportarci ad una condizione divina. e lo fanno attraverso la femmina, che diventa la vera illuminazione dell'uomo".

"Sono senza parole.. ma questo discorso vale solo per i maschi!"

"Ottima osservazione, Verdiana. Tieni conto però di tre considerazioni: la prima è che stiamo parlando di strati profondissimi delle persone e che veniamo da secoli di patriarcato che in qualche modo hanno influito allo stesso modo su maschi e femmine, e la seconda è che anche nelle femmine alberga una parte di maschio, così che anche per te fasciarti di lucido latex porta sensazioni positive".

"E la terza?"

"E' che millenni di patriarcato hanno lasciato all'uomo la parte del primo attore e dietro a questa primazia esibita si nasconde, per equilibrio, il profondo bisogno di essere, anche, femmina. Tanto si esalta la forza e la potenza del maschio quanto più la parte femminile diventa indispensabile e, contemporaneamente, negata, vile, reietta, vergognosa: un uomo che 'fa la femminuccia' perde qualsiasi potere agli occhi delle persone. Altrettanto si può dire del bisogno di maschio della femmina che però, paradossalmente, al contrario degli uomini 'femminuccia', appartiene molto di più al vissuto possibile e manifestato delle donne che se 'hanno le palle', cioè hanno caratteristiche maschili, vengono esaltate."

"Oh... su come mi sento maschio certe volte potrei dirti certe cose... "

"Quali cose?"

"Ne parleremo se vorrai, un'altra volta. Ma quindi secondo te quando ho le sessioni con i miei clienti io li..."

Lui volle tagliare il discorso, per arrivare alle conclusioni:

"Come escono dalle tue sessioni, Verdiana? Di solito, dimmelo con una parola."

"Liberi, escono liberi".

Rispose con una sola parola, sorridendo:

"Ecco."

"ma no ma no ma no... com'è possibile!!! Quindi loro in realtà... veramente pregano? quando fanno quelle cose con me?"

"Certo! Se pregare è cercare di avvicinarsi a quello che sentiamo come la nostra profonda essenza, ciò che qualcuno chiama Dio, certo, loro pregano; e lo fanno sinceramente e fortemente, coraggioamente, sfidando pregiudizi e luoghi comuni, cercando con tutta la forza la radice di ciò che li soddisfa. Anime sofferenti in cerca della luce, di un conforto alle loro incessanti domande. Non posso certo dirlo per tutto e per tutti, ma penso di poter dire che sì, mediamente sia proprio così: con te pregano, anche senessuno lo chiamerebbe in quel modo, anche se nessuno chiamerebbe le tue sessioni un avvicinamento alla lora essenza, al concetto di Dio."

Sorrise forte forte:

"Ma tu sei tutto matto!!!"

"E tu sei una finta psicologa ed una vera sacerdotessa; tu porti le persone vicino alla loro radice, le liberi dalle scorie dei condizionamenti che hanno ricevuto e che li opprimono"

"Io?? Sacerdotessa!!! Ma se fino a ieri nei momenti tristi pensavo di essere solo una... di quelle! E poi arrivi tu, con il tuo sguardo, i tuoi occhi che mi frugano e le tue mani che ti illuminano, mi parli delle radici profonde dell'uomo e mi fai sentire bene come non mai, fai brillare la mia gioia e porti a mille la mia autostima, e mi dici pure che ciò che faccio è... cosa buona! Ma quale stella ti ha portato a me, da quale cielo sei caduto qui, Krueger?"

Passeggiava tra i marmi rosa e gli ori del barocco della chiesa dei martiri Solutore e Avventore, in via Garibaldi a Torino, col passo leggero e il sorriso di chi si sente a casa; immaginava che l'ultima delle senzazioni che pensava che avrebbe potuto provare, in questa vita, era proprio quella.

Sentirsi a casa in una chiesa.

[Capitello con nodo e Melusina, Pieve dei Santi Cornelio e Cipriano a Codiponte, Casola in Lunigiana]

C'è la pagina Facebook di Krueger, e il romanzo si può approfondire e comprare su krueger.losero.net.