Krueger

i ruggiti dell'anima

di Leo Altoriso

Risplendeva, grata.

Le era sembrato di vivere una vita inutile; non da quando, piccola spiga, aveva preso coscienza di essere in quel bosco così splendido, in mezzo a piante così magnifiche, ma appena più tardi, quando si era resa conto che non sarebbe diventata altro che unpiccolo arbusto, un grappolo di grumi verdi, poi fiori bianchi, poi bacche nere; null'altro.

Nella mente rimestava i giorni tristi; dopo l'euforia della primavera, i caldi di luglio le avevano portato la pesantezza del sentirsi chiusa in una situazione senza via d'uscita.

In marzo, in aprile, da giovane, aveva sperato tanto nell'estate di cui tutti parlavano; sole calore, luce finotardi! ed ora chel'estate era arrivata... più nulla, solo triste calore, e la consapevolezza di non potersi più muovere da quella condizione predefinita, standard, normale per tutti...

Lei voleva altro dalla vita; essere viva in quel bosco rigoglioso, respirare ogni giorno la linfa della vita, sentirsi parte di quell'insieme fantastico di vegetazione colorata; ben altro della normale vita che percepiva.

A nulla servivano le amiche piante, e il vecchio castagno e la quercia e il faggio; tutti le dicevano guarda come sei bella, solare, gioiosa, sei la felicità del bosco!

No, non lo sono, pensava. Qui chiusa in questa forma, non diventerò mai grande, maestosa come voi.

Il vecchio castagno, che aveva ottocento anni e più, si accorse di questa tristezza; le chiese: vuoi essere davvero parte del bosco, davvero felice? Certo! le rispose, farei qualsiasi cosa.

Bene: allora fai così: quando qualche persona passa davanti a te, sposta i suoi pensieri, arricchiscili; fagli venire in mente cose belle, dolci, falla felice.

Oh bella, disse la piantina, e come faccio? Semplice, rispose il castagno, tu sei bellissima, sei fatta per essere bella, per attirare lo sguardo; quei piccoli fiori bianchi, e poi le bacche nere, sono gioia pura per chi ti guarda. Togli quei veli di tristezza che hai addosso, splendi nel bosco, renditi conto di quanto sei... meravigliosa!

Dapprima la piantina non capì cosa volesse dire togliere i veli ma, giusto per tentare anche questa, cominciò a sentirsi.. bella. E ci riuscì; ogni giorno dispiegava le foglie tenere, allungava i pistilli sinuosamente, si espandeva intorno rigogliosa.

Più lo faceva e più ci riusciva.

Credersi bella, fuori e dentro, era un motore per cambiare; se anche il vecchio castagno ci credeva, pensò, potrà pur essere vero.

L'aria era più leggera, i giorni più dolci, il canto degli uccelli più melodioso; pura illusione, si diceva, ma tant'è... intanto le persone le passavano vicino e, più di prima, si fermavano a guardarla.

Curiosavano la forma dei fiori, il modo in cui si dipartivano lunghi dallo stelo e si piegavano al vento. E... le piaceva farsi guardare.

Risplendeva, grata.

Passò un ometto curioso, un botanico, e disse "Toh guarda, piccoli fiori senza petali, riuniti in racemi eretti o patenti, lassi, lunghi fino a 15 cm, opposti alle foglie; ermafroditi, portati da peduncoli bianchi di 5÷10 cm; di colore bianco-verdastro, rosato o porporino, con perianzio composto da 5 elementi sepaloidi, persistenti; 10 stami eretti; ovario supero verdastro costituito da 10 carpelli concresciuti al centro del fiore, stili brevi e persistenti". Lei fece tanto d'occhi, se si può dire per una pianta, e rimase mooolto stupita e non capì niente; sapeva che parlava di lei ma non la conosceva affatto come la conoscevano le altre piante.

Un giorno in cui al mattino più persone vennero a guardarla, al pomeriggio scoppiò un temporale: che gioia! acqua fresca nella giornata calda! Appena passato lo scroscio era ancora tutta tesa ad asciugarsiquando... una persona si avvicinò.

Oddio, sono ancora tutta bagnata... ma cosa fa quello?

Cos'è quel tubo?

Era una persona con la macchina fotografica! La stava fotografando!

Non s'era mai sentita così bella; si distese all'aria, facendo splendere ogni goccia di pioggia.

La vedete proprio in quel momento, nella foto.

Fu proprio in quel momento che un'illuminazione esplose dentro di lei; si fermò la linfa, si sospese la fotosintesi, restò, se si può dire per una pianta, a bocca aperta, senza respiro; così grande, più grande, immenso era il pensiero da sovrastarla.

Un pensiero semplice, in fondo.

Un pensiero dolce.

Pensò agli occhi di tutti quelli che avrebbero visto la fotografia.

Agli occhi che la avrebbero ammirata, ai pensieri che avrebbe generato, alla semplice profonda gioia incontrollabile che si può provare nel vedere l'incanto di un piccolo fiore.

E questo non solo ora, ma all'infinito nel tempo.

Non si sentiva più inferiore alle altre piante; pensava che avrebbe potuto morire anche di lì a pochi giorni, avrebbe comunque lasciato un segno indelebile nel mondo, il suo rigoglioso mostrarsi avrebbe in ogni caso avuto un senso grande, catturando animali e uomini per farli gioire di sè.

Ora era pronta ad affrontare l'estate, i caldi di luglio ed agosto, per immagazzinare sole e creare quelle bacche nere, così nere, che spremute macchiano intensamente; lasciano un segno così forte, pensò, i miei frutti, e hanno la vita dentro:"proprietà antivirali, antitumorali, antimicotiche, antireumatiche e immunostimolanti nientemeno, aveva detto l'ometto.

E gonfiò il petto, se si può dire per una pianta.

E il castagno sorrise.

Se si può dire per una pianta.